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Alceo

FRAMMENTI

 

1.

Bevi e inébriati con me, Melanippo. Che pensi?...

Una volta varcato l'Acheronte vorticoso

non tornerai più a vedere la luce pura

del sole. Suvvia, non nutrire speranze grandi.

Anche Sisifo, il re figlio di Eolo,

di tutti il più scaltro, pensava di vincere la morte.

Pur molto accorto, ma soggetto al destino,

due volte varcò il vorticoso Acheronte

e una pena grande diede a lui da soffrire sotto la terra nera

il re Cronide. Ma a queste cose non pensare.

Finché siamo giovani, ora più che mai dobbiamo

sopportare le pene che il dio ci dà.

...

2.

Ebro, bellissimo tu tra i fiumi, sfoci

presso Eno, nel mare agitato,

rumoreggiando per la terra tracia

...

ti frequentano molte fanciulle;

e tu sei gioia per le mani delicate

lungo le cosce belle. Sono ammaliate

dalla tua acqua divina che è come unguento

...

3.

Addoloràti per le nostre sventure,

i Lidi, o padre Zeus, diedero a noi

duemila stateri, se mai potessimo venire

alla sacra città.

Eppure, nessun favore hanno avuto da noi,

e neppure ci conoscono. Ma lui, come volpe

astuta, dopo aver predetto un esito facile,

sperava di sfuggire

...

4.

... Questo sacro recinto,

grande, comune, sul colle assolato,

i Lesbi posero; e qui innalzarono altari

agli dèi beati;

e Antiao denominarono Zeus,

ed Eolia te, la dea gloriosa

genitrice di tutto; e questo terzo

denominarono Kemelios,

Dioniso crudivoro. Con animo

benigno, suvvia, il nostro voto

ascoltate: da questi affanni

liberateci e dall'esilio penoso:

il figlio di Irra sia perseguitato

dalle Erinni di quelli; ché una volta giurammo,

dopo il sacrificio, di non tradire mai

nessuno degli amici:

o morti, rivestiti di terra,

giacere per mano di quelli che allora comandavano,

o dopo averli uccisi noi,

liberare dalle pene il popolo.

Fra tutti, il pancione non parlò

con il cuore; ma calpestò facilmente

i giuramenti, e adesso divora

la nostra città.

...

5.

...

La grande stanza luccica

di bronzo; la sala è adorna per Ares

di elmi lucenti, sui quali ondeggiano

bianchi cimieri equini,

ornamento per la testa d'eroi.

Schinieri di bronzo, splendenti,

tutt'intorno disposti, difesa dal forte

dardo, nascondono i chiodi.

E corazze di lino nuovo:

scudi concavi giù deposti:

e accanto, lame calcidesi;

e accanto, molte cinture e tuniche corte.

Tutto questo non possiamo noi dimenticare

una volta cominciata quest'impresa.

6.

Non comprendo lo scontro dei venti:

da una parte rotola l'onda

e dall'altra; e noi nel mezzo

siamo trascinati con la nave nera,

spossati molto dalla grande tempesta.

L'acqua già invade la base dell'albero:

la vela è tutta trasparente

per i grandi squarci:

le sartìe cedono, e i timoni

...

...

che resistano almeno le scotte

strette alle funi: questo solo potrebbe

salvarmi. Il carico è tutto fuori disperso

...

7.

Ora, bisogna ubriacarsi. Ora, bisogna che ognuno

a forza beva: Mirsilo è morto.

8.

Non dobbiamo abbandonare l'animo alle sventure:

nessun vantaggio trarremo a tormentarci.

La migliore medicina, o Bicchi,

è procurarci il vino e ubriacarci.

9.

Zeus piove. Dal cielo un grande

temporale. Sono gelati i corsi dei fiumi.

...

...

Scaccia via quest'inverno, attizzando il fuoco,

e mescendo senza risparmio vino

dolce; e intorno alle tempie

cingi fasce morbide di lana.

10.

Il figlio di padre ignobile,

Pittaco, con grandi lodi - tutti, compatti - elessero

tiranno della città senza bile e sventurata.

11.

Beviamo! Perché aspettiamo le lucerne? Un dito è questo giorno.

Prendi giù le grandi coppe variopinte, o amico.

Come oblio degli affanni, il figlio di Zeus e di Semele

ha dato agli uomini il vino. Mescolane una parte a due di acqua

e versa coppe piene fino all'orlo; e una coppa scacci

l'altra...

12.

Inumidisci i polmoni di vino. La Costellazione compie il suo giro.

La stagione è soffocante. Tutto ha sete per la calura.

Dai rami echeggia dolce la cicala.

Fiorisce il cardo. Ora, le donne sono più impure,

e i maschi smunti: la testa e le ginocchia

Sirio brucia...

13.

Intorno al collo qualcuno ci ponga

corone intrecciate di aneto,

e sul petto a noi versi

dolce profumo.